Sergio Valeri

a cura di Giuseppe Magroni
Foto di Alberto Mirimao

Le origini

Plasma la creta e la cuoce per farla diventare terracotta da colorare. Prima disegna i modelli, a volte anche solo mentalmente. Sbozza il travertino, ma anche altri tipi di pietra. “La scultura è come un film mentale dove la materia prende vita grazie alla manipolazione. Ma prima devi avere in testa il disegno. Il bravo scultore è anzitutto un disegnatore”.

Parte da modelli classici, greci e romani ma anche rinascimentali, poi li reinventa: “Oggetti di duemila anni fa che voglio rendere contemporanei; togliere dalla bacheca del passato”.

Sergio Valeri

Sergio Valeri, 63 anni ma aspetto da ragazzo, capelli neri e occhi azzurri che s’illuminano d’entusiasmo quando parla della sua attività di scultore artigiano all’interno del suo capannone nella zona industriale di Vascigliano di Stroncone. È qui che racconta la sua vita avventurosa.

Tutt’intorno busti il cui colore cambia secondo la luce, statue, bassorilievi, angeli di tutte le forme, cherubini, anfore, giare e vasi policromi, delfini e gufi, cornici di pietra e terracotta per i camini, poi grandi sfere colorate spaccate da una fenditura: “Nella fessura si può inserire un’edera oppure una piuma. È il pensiero divergente che spacca il pensiero unico, totalizzante”.

Si respira un’aria di leggerezza, libertà e creatività all’interno di quel capannone che si affaccia su una valle verdissima al confine tra l’Umbria meridionale e la Sabina là dove un tempo passava il confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle due Sicilie.

Sergio Valeri si definisce un umbro/pugliese, uomo di terra e di mare.

Nasce a Terni, nel villaggio Polymer, ma a due anni si trasferisce in Puglia. Il padre, operaio specializzato, viene trasferito al Petrolchimico di Brindisi, e in Puglia resta fino al 1989 quando si diploma all’Accademia delle Belle arti di Lecce in pittura, disegno e scultura. Parla, racconta, mentre volge lo sguardo alle colline che sovrastano la zona industriale di Vascigliano: “Mi sento come un’isola in mezzo al mare”.

I genitori sognano per lui un futuro da tecnico, magari da dirigente all’interno di una fabbrica ma lui respira l’aria della Magna Grecia, musei, statue e reperti dappertutto, e quella del barocco leccese. Ma anche la cultura dei maestri pupari, soprattutto a Lecce, che facevano e fanno statue anche di dieci, dodici centimetri: “Avevo vent’anni e insieme a un amico iniziai a realizzare presepi artistici”.

La storia

Studia e modella la creta, fa presepi e dipinge ritratti dal vero. Nel 1989 lascia la Puglia e torna a Terni, a Molinaccio, al confine tra Terni e Spoleto, nella casa di una zia. Insieme alla moglie che aspetta un figlio, poi ne verrà anche un altro. Fa tanti mestieri per vivere, manovale, lavora in un centro per anziani, fa l’aiuto cuoco in un ristorante di Spoleto. Ma il suo sogno è vivere plasmando la creta e la pietra. Fare lo scultore.

Si trasferisce poco dopo a Torgiano dove inizia a collaborare con i laboratori artigiani di Deruta: “Realizzavo modelli per le fabbriche, teste, statue, riproduzioni archeologiche, bassorilievi, anfore, arredi per gli interni”. Intanto fa anche produzioni sue che vende in proprio.

Un primo salto professionale avviene nel 1998. La Regione Umbria promuove in una mostra a Parigi, in una sezione del Louvre, i suoi artigiani d’eccellenza. Sergio Valeri è uno dei giovani artigiani che partecipa. “Feci una collezione di oggetti ispirati al museo Faina di Orvieto – racconta – per promuovere nel mondo i musei umbri”. Le sue riproduzioni di vasi e oggettistica etrusca colpiscono l’attenzione di Lisa Lowenstein, manager di un’azienda americana con sede a Roma, Made in Museum, che produce i gadget per i book shop dei musei di tutto il mondo, oggettistica, riproduzioni in marmo, bronzo e terracotta. La collaborazione va avanti per anni. “Mi chiamò – ricorda Sergio Valeri – il direttore di un importante museo di New York per una grande commessa. Voleva oggetti da regalare ai suoi ospiti per i cento anni del museo. Poi saltò tutto per l’attentato alle torri gemelle”. Intanto era tornato a Terni, in Valserra, e finalmente aveva coronato il suo sogno, quello di fare lo scultore a tempo pieno e di vivere con il suo lavoro: “Inizio a lavorare per i privati. Faccio cornici particolari per i camini; camini in terracotta; bassorilievi, statue e anfore per i giardini delle ville. Applique a muro. Nel corso di vent’anni – spiega – ho realizzato una collezione di cornici per camini che man mano si è arricchita di nuovi modelli di mia invenzione, tutti originali”.

L’attività cresce. Inizia a collaborare con un’azienda di Roma, Romano Opificio Marmi antichi. Collabora e diventa amico del titolare, Carlo Perone, per il quale per quattro anni lavora a statue per un presepe gigantesco che sarà poi esposto al Parco Leonardo di Fiumicino, un immenso centro commerciale. Una collaborazione che s’interrompe per la morte prematura per infarto dell’imprenditore. Partecipa a mostre in Italia e all’estero. A Pienza passa un francese che s’innamora delle sue terrecotte policrome. È un’altra grande commessa: “Bassorilievi e cornici d’ispirazione romana, centinaia di pezzi. Ho arredato tutte le piscine di un albergo attiguo a Versailles, Le grand controle, con busti di epoca romana e vasi ispirati a modelli del Settecento”.

Intanto viene a vivere a Stroncone dove, nel 2019, a Vascigliano, prende in affitto il capannone attuale. “In questo laboratorio – spiega – faccio i calchi, creo i modelli, disegno e dipingo. Tutto tranne la cottura che invece faccio a Castel Viscardo o nella fornace Berti di Ripa Bianca”.

Raffaella Amodio
foto di Raffaella Amodio

Qui inizia a collaborare fin da subito con l’associazione “Amici del Mulino” che gestisce un’area turistica a pochi chilometri da Vascigliano, tra Stifone e Le Mole nel territorio di Narni, con dentro ruderi di mulini medievali ad acqua con macine in pietra. Un mulino è completamente restaurato e ha al suo interno vasche dove si può fare il bagno. Ci sono torrenti, canalizzazioni, un ruscello che diventa un piccolo lago. A frequentare quel piccolo Eden arrivano appassionati da tutta Italia e da tutto il mondo. Siamo in quel paradiso naturale che prende il nome di Gole del Nera, a ridosso dell’antico porto romano fluviale di Narni e al borgo di Stifone dove l’acqua a contatto con le pietre prende il colore del blu cobalto.

Oggi

La proprietà di tutto il complesso è del professor Alvaro Caponi, pittore e storico dell’arte che di un antico mulino ha fatto la sua prestigiosa abitazione, la Domus Octavia.

Qui, nel parco, Sergio Valeri ha collocato alcune sue grandi opere tra cui lavandini in pietra di travertino con dentro riproduzioni di fossili come se il pezzo fosse stato appena staccato da una montagna. Sculture che assumono colori diversi in relazione alla luce.

Il suo progetto è quello di fare nel parco un’esposizione permanente delle sue opere, Elogio della terracotta: “Qui vorrei raccontare il processo di lavorazione della creta che ha accompagnato la storia dell’uomo. Qui ho già installato opere originali, grandi giare con gli angeli che ci giocano sopra a mo’ di fontane e altre opere”.

Cala il tramonto sul parco dei mulini medievali di Narni e sul racconto di Sergio Valeri. Lo scultore seduto all’ombra di una giara espone il suo sogno mentre gli occhi s’illuminano per l’entusiasmo: “Voglio fare un sacco di soldi, sfondare, avere grandi commesse. Non per arricchirmi ma per finanziare un progetto. Vorrei realizzare un luogo di grande bellezza, un parco con all’interno una comunità di artisti e artigiani che insegnino la loro arte alle nuove generazioni”.

Foto di Raffaella Amodio
Foto di Raffaella Amodio